Indice:
- il Forte delle nuvole
- i percorsi
- la salita
- il Forte
- la discesa
- il clima
- l’attrezzatura
- il tempo
Il Forte delle Nuvole
Il monte Chaberton è una superba piramide di roccia che si trova sul confine fra Italia e Francia, a chiusura di quel braccio della Valle di Susa che da Oulx porta a Cesana Torinese. Con i suoi 3130 metri di altitudine sovrasta l’abitato di Cesana che si trova proprio alle sue pendici, quasi 1800 metri più in basso. L’aspetto più notevole di questo monte è che non è sempre stato alto come adesso: fino alla fine del XIX secolo era 5 metri più alto, ma nel 1898 il Regio Esercito italiano iniziò i lavori per spianare la cima e costruire lassù un imponente forte, il “Forte delle Nuvole”, che difendesse l’accesso al Col du Montgenèvre ed alla Valle di Susa contro le incursioni provenienti dal lato francese. Se volete leggere tutta la struggente storia del “Forte più alto d’Europa”, potete trovarla qui, ma secondo il sito turismotorino.org c’è un detto che viene tramandato, che riassume bene il rispetto tributato questa montagna:
“Solo in pochi possono dare del ‘tu’ allo Chaberton e quei pochi non lo fanno”
I percorsi
Ma ora passiamo alla gita: è una di quelle “classiche” da fare in estate in questa zona e troverete sempre compagni di viaggio di moltissime nazionalità diverse. È molto suggestiva per tutti i luoghi che attraversa e per i panorami che offre. Ci sono 2 principali vie di accesso:
- La prima è la vecchia e storica “strada militare di Val Morino” che parte da Fenils (una frazione che si incontra poco prima di Cesana), ma dal 2019 è interrotta da una frana in località Rio dell’Inferno a causa di un violento acquazzone. Quando si poteva percorrere, era una strada abbastanza semplice (fino al 1987 era anche carrabile), ma decisamente molto lunga e faticosa, perché in poco più di 13 km saliva di ben 1835 metri!
- La seconda via è quella che che percorre il Vallon des Baisses (o Vallone di Rio Secco): si può prendere sia da Claviere (l’ultimo paese in territorio italiano sul Col du Montgenèvre) sia da Montgenèvre stesso, ma in ogni caso il dislivello è di circa 1300 metri. In questo articolo parlo di questa via.
La salita
La salita è impegnativa sia da Fenils, sia da Claviere o Montgenèvre, perché tanto l’avvicinamento al Colle dello Chaberton, quanto il tratto finale verso la cima sono molto ripidi e dopo i primi chilometri non c’è più vegetazione che vi protegga dal sole e dal vento.
Se partite da Claviere, potete lasciare l’auto in un parcheggio sterrato che si trova alla fine dell’abitato (andando verso la Francia) sulla destra ed un po’ più in alto della strada principale. Da qui potete seguire un sentiero ben tracciato ma a tratti ripido, che si snoda nel bosco e poi si ricongiunge alla strada sterrata che arriva da Montgenèvre.
Se, invece, partite da Montgenèvre, il parcheggio si trova seguendo una strada (poco) asfaltata che si stacca a destra dalla strada principale appena dopo il posto di frontiera francese. Da qui proseguite a piedi sulla strada che poco dopo diventa sterrata, si ricongiunge al sentiero proveniente da Claviere e si inoltra nel Vallons des Baisses. Per un buon tratto si cammina su un percorso piuttosto agevole e regolare: è chiuso al traffico, ma ogni tanto passano i Forestali o gli addetti alla manutenzione degli impianti sciistici che si trovano poco oltre. Infatti, dopo circa 3 km, si giunge alla partenza della seggiovia Rocher Rouge, che fa parte del comprensorio di Montgenèvre.
Qui la strada finisce e parte il sentiero che poco dopo inizia una delle salite più dure di questa gita. Ben presto ci si inoltra su una ripida ed aspra pietraia, che dal Vallon porta direttamente al Colle dello Chaberton, a quota 2690 metri: in appena 2 km di strada si sale di ben 560 metri! È un sentiero stretto e strapiombante, con un paio di passaggi impegnativi a cui fare attenzione, ma se in un momento di pausa vi voltate a guardare la valle sottostante, l’effetto WOW è garantito!
Una volta sul Colle, una pausa è d’obbligo. Il sentiero della pietraia giunge qui da Ovest e si ricongiunge alla strada militare di Val Morino che sale da Est. Da qui godrete di panorami indimenticabili, con la Valle di Susa verso Est, la valle di Briançon e le montagne del Delfinato verso Ovest e tutto intorno un paesaggio “lunare” di nuda roccia. C’è anche una foto panoramica con i nomi dei monti lì attorno.
Dal Colle parte la salita finale che conduce al Forte. È leggermente meno ripida della pietraia di prima, ma è comunque “tosta”: sale di 440 metri in poco più di 2 km e l’aria diventa sempre più sottile…
Anche qui siamo in mezzo ad una pietraia brulla e la mulattiera (che ormai è praticamente senza manutenzione dagli anni ’50) è stata spesso intaccata da frane ed in questi punti si stringe fino a diventare un sentiero. Lungo il percorso a zig-zag ci si imbatte nei resti di fortificazioni e recinzioni che difendevano il Forte e più si sale, più si capisce la fatica che sopportarono gli Alpini che costruirono quest’opera.
Il Forte
L’arrivo sulla spianata sommitale è liberatorio. Sarà per la soddisfazione dopo la fatica o per l’aria rarefatta, ma a me è venuta una gran voglia di ridere! Da qui godrete di una impagabile vista a 360° sulle montagne e le valli circostanti. Sulla cima si possono visitare i resti del Forte, con le sue 8 torri e le opere in caverna. Attenzione, però: la struttura è pericolante e formalmente inagibile e se la volete visitare, lo fate a vostro rischio e pericolo!! Fa impressione, però, vedere quanto sono grandi ed imponenti quelle torri in muratura, che viste dal fondovalle sembrano così piccole, e pensare che su quelle torri fossero montati cannoni lunghi quasi 8 metri…
La discesa
Non c’è molto da dire: si scende per la stessa strada da cui si è saliti, ma vi consiglio di non prendere la discesa “alla leggera”: scendere lungo le pietraie ed i ghiaioni può essere faticoso quanto pericoloso e tutto è complicato dal montare della fatica. Quindi, prendetevi il vostro tempo e non abbiate fretta di arrivare a valle!
Un consiglio: prima di scendere, stringete bene gli scarponcini. Eviterete che il piede “balli” dentro lo scarpone, provocando dolorose vesciche!
Il Clima
Siamo in alta montagna, quindi il clima può cambiare molto in fretta. Questa è una gita da fare solitamente in estate, ma data l’altitudine, le temperature possono cambiare improvvisamente, magari perché il cielo si è coperto, o per un capriccio del vento.
In ogni caso se non siete sicuri del meteo, meglio rimandare: non augurerei a nessuno di trovarsi esposto in mezzo ad una pietraia ripida, quando scoppia un temporale…
L’attrezzatura
Già che siamo in tema, parliamo dell’attrezzatura: ho visto persone salire fino in vetta con sneakers griffate, pantaloncini tipo costume da bagno, maglietta leggera e zaino quasi vuoto…
Ognuno è libero di attrezzarsi come vuole, ma personalmente preferisco essere preparato in maniera più “tecnica”, perché la montagna è bellissima, ma ha le sue regole. Quindi ecco il mio consiglio:
- Scarponcini da trekking che proteggano anche la caviglia.
- Pantaloni: vanno benissimo quelli lunghi con le cerniere alle ginocchia per staccare la parte inferiore della gamba. In alternativa, potete partire con quelli corti e portarvi nello zaino una tuta da indossare più tardi.
- Maglia/maglietta: è utile vestirsi “a cipolla”, quindi con una maglietta sulla pelle ed una maglia/tuta/felpa/micropile più pesante sopra.
- Giacca: è sufficiente un “k-way” contro il vento.
- Cappello: molto utile quando sarete fuori dalla vegetazione con il sole a picco!
- Zaino: portatevi ACQUA in buona quantità, perché non ci sono fontanelle lungo il cammino. La gita dura parecchie ore, quindi portate pranzo, spuntini energetici, ecc…
- Molto utili anche occhiali da sole, crema solare, burro cacao, …
Il tempo
I più allenati possono completare la gita anche in 8 ore (4.5 per salire + 3.5 per scendere), ma per persone più “normali” direi di considerare almeno 9 o 10 ore (5 per salire, il resto per scendere). Quando l’ho fatta io, nella nostra compagnia c’erano anche bambini di 9 e 10 anni: ci abbiamo messo 10.5 ore, ma non abbiamo mai “forzato” il passo ed è andato tutto liscio!